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Immagine del redattoreMarco Repetto Architetto

Il Tevere, risorsa e anima di Roma.



La navigabilità del Tevere, un tema tornato alla ribalta dopo l'inserimento all’interno delle progettualità sul Recovery.


Esclamo a voce alta dopo la lettura del titolo dell'articolo sul Corriere:

"LA MIA TESI DI LAUREA!!!"


Correvano gli anni 90.


SED "sistemi edilizi di scambio" tra città e fiume, tra argini e flussi pedonali, sistema di scambio tra flussi carrabili e navigabili.


Relatore Giancarlo Capolei, presidente di commissione il grande Sergio Lenci.


Lenci, professore e progettista realizzò Scuole, Ospedali, Palazzi di giustizia oltre al carcere di Roma-Rebibbia; per quest'ultimo fu aggredito nel proprio studio, da un gruppo di 8 terroristi di Prima Linea, che tentarono di giustiziarlo sparandogli un colpo di pistola alla nuca.


Sopravvisse all'attacco vivendo altri 21 anni con il proiettile nella testa.


Il progetto di tesi, da tutta la commissione definito molto bello, consisteva in una serie di volumi che intersecandosi consentivano la formazione di ampi vani per ospitare attività turistiche, servizi pubblici, ricreativi, sportivi, ospitare inoltre attività commerciali, mercati, ecc.


Questo sistema edilizio consentiva di essere attraversato e scendere, fruendolo, dalla quota della città a quella del fiume. La regolarità della portata d'acqua del fiume (gestita dalla diga di modulazione di Castel Giubileo) e la navigabilità erano assunti come dati del progetto. Ma fu appunto la navigabilità del Tevere, che da presidente di commissione, Lenci criticò tantissimo, il progetto a suo dire era assolutamente utopistico, "il Tevere non è e, non potrà essere navigabile", nulla valse il mio assunto iniziale, ben riportato nelle tavole di tesi.


Il progetto architettonico infatti, assumeva il dato ipotetico riferendosi allo studio di navigabilità commissionato dalla preposta Autorità di bacino del fiume Tevere, istituita a seguito dell'art. 13 della legge del 18 maggio 1989, n. 183 per gestisce il bacino idrografico dell'omonimo fiume. La massima figura della facoltà di Architettura, incaricata a presiedere la discussione delle tesi del sessione, riteneva il progetto comunque irrealizzabile per quanto fosse una esercitazione, un moto creativo, una modo per creare una visione, era per il presidente un'utopia. Eppure, l'Autorità di bacino, possedeva un progetto che diceva ben altro, in sintesi con un sistema di paratie idrauliche (in stile MOSE) consentiva la navigabilità del fiume riunendo i due tronconi, quello da Fiumicino all'Isola Tiberina e quello dall'isola verso Ponte Risorgimento.


Il progetto prevedeva un costo di realizzo equivalente alla realizzazione di UNA STAZIONE METROPOLITANA, ossia un'intera "line di comunicazione pubblica fluviale" che copriva il tratto da Fiumicino e Castel Giubileo sarebbe costata come una stazione metro, tipo quella realizzata per i mondiali di calcio a Roma e mai più utilizzata, esattamente quella cifra.


Per paradosso negli ultimi 30 anni "anche" per gestire e programmare il Tevere si è creato un dedalo inestricabile di vincoli e autorità deliberanti, oggi si può veramente ritenere utopica l'idea di intervenire sul Tevere.

Il buon Lenci e la legnosità che lo tenne in vita, fortuna sua, sembrerebbe un -"confronto" di intenti fattivi - a paragone del mostro burocratico che oggi gestisce il Tevere .


"Di fatto, va tenuto presente, quando si riflette sull'uso del Tevere, che attualmente sono 36 i soggetti pubblici che hanno titolo ad intervenire sul Tevere: il numero rende evidenti, da solo, le difficoltà che presenta ogni nuovo progetto d'uso o di intervento."


Il Tevere anima di Roma dalla sua nascita, fu risorsa e veicolo di trasporto, con numerosi approdi, Ripa Romea, Ripa grande, porto di Ripetta, i più storici.


Nell'800 per proteggere la città dal Tevere, da sempre soggetto a piene improvvise, furono realizzati gli attuali muraglioni. Il progressivo interramento impedì alle navi di arrivare, come in epoca classica, a rifornire la città di merci e pendolari o turisti. L'ultimo grande trasporto sul fiume risale al 1929, quando grandi chiatte in cemento, dislocarono dei marmi provenienti dalle Alpi Apuane e destinati all'obelisco del Foro Italico, fin dove risalirono.


Oggi la città vive il suo fiume con distacco! Le dighe a monte possono gestire le piene, il sistema di paratie potrebbe garantire la navigabilità, le credenze limitanti di vecchi legnosi Professori potrebbero essere dissolte, ma i "36" tremendi giganti malvagi, i soggetti pubblici "che hanno titolo ad intervenire sul Tevere" quale FORZA VITALE potrà mai indirizzarli?


405 km di corso, 320 metri cubi al secondo, di portata media (ricevuto l'Aniene, il suo principale affluente) secoli e secoli di storia di sviluppo e d'inviluppo possono essere fermati? La natura ha un moto naturale continuo, trova sempre una via per l'equilibrio, il Tevere ha eroso monti creando piane, troverà di certo la strada per ritornare l'anima di Roma.

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